Per i professionisti con partita iva la decisione di lavorare da casa può rivelarsi decisamente vantaggiosa soprattutto per iniziare e limitare i costi derivanti dall’affitto di un ufficio.
Se ti trovi in questa situazione o hai in mente di dedicare una stanza della tua casa all’attività lavorativa allora è bene conoscere le regole fiscali per poter “scaricare” i costi che sostieni.
Prima di iniziare ti ricordo che se hai aperto o aprirai la partita iva in regime forfettario tutto quello che segue non ti riguarda perché in regime forfettario gli unici costi che puoi “scaricare” sono i contributi previdenziali versati nell’anno.
I professionisti lavoratori autonomi in regime ordinario possono scaricare interamente diverse tipologie di costi come ad esempio:
- Cancelleria
- Software gestionali
- Attrezzatura professionale
- Corsi di formazione (fino a 10000 euro)
- Spese per le utenze dell’ufficio
Ad eccezione delle spese per le attrezzature professionali che vengono “scaricate” in quote di ammortamento annuali, tutti gli altri tipi di costi possono essere dedotti (scaricati) nel momento in cui sostieni la spesa.
Ma…nel momento in cui alcuni di questi costi diventano “promiscui” cioè si riferiscono sia alla sfera personale che a quella professionale, le cose cambiano, vediamo in che modo.
Perché un costo sia deducibile interamente è necessario che questo sia congruo e inerente l’attività professionale.
Nel caso in cui hai un ufficio in affitto o meglio ancora di proprietà, indipendente dalla tua abitazione, nel quale hai stabilito la tua sede lavorativa i costi relativi a quell’immobile possono essere “scaricati” al 100% perché sono riferiti solo alla sfera professionale, sono quindi inerenti la tua attività.
Se invece eserciti in una stanza di casa, alcuni specifici costi non sono più interamente inerenti l’attività e non possono essere “scaricati” al 100%; parliamo di tutti quei costi riconducibili anche alla sfera personale come la spesa per l’energia elettrica, il gas, l’acqua, il condominio, il telefono fisso o la tassa sui rifiuti. Sarà possibile dedurre questi costi soltanto al 50% e per farlo è necessario che le utenze siano intestate al titolare della partita iva.
La stessa regola è valida se la casa in cui abiti e nella quale eserciti l’attività professionale è in affitto.
La percentuale del 50% è stabilita forfettariamente proprio perché non è possibile imputare questi specifici costi alla sfera personale o professionale, ad esempio è impossibile stabilire sulla bolletta dell’energia elettrica la quota riferita al solo ufficio rispetto a quella di tutta la casa.
Può verificarsi poi il caso del professionista proprietario di un ufficio e che allo stesso tempo ricava all’interno della propria abitazione uno spazio dedicato all’esercizio della professione. Viene infatti da chiedersi se è possibile dedurre sia i costi dell’ufficio che quelli promiscui della casa-ufficio. La risposta è negativa, infatti se entrambi gli immobili sono all’interno dello stesso comune è possibile dedurre solo i costi dell’ufficio.
Discorso a parte merita la detraibilità dell’iva sulle fatture delle spese “promiscue”.
Se per i costi può essere pacificamente utilizzata la percentuale del 50% per determinare forfettariamente la quota deducibile questo non è valido per l’iva.
Come abbiamo visto è difficile attribuire con precisione la quota di costo riferita alla sola sfera professionale e per questo motivo si consiglia quasi sempre di non detrarre l’iva su questa tipologia di costi per evitare di incorrere in sanzioni in caso di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate.
È bene ricordare però che l’iva che non viene portata in detrazione diventa un costo e può quindi essere “scaricata” con le stesse regole che abbiamo visto sopra.